Prevenzione
La prevenzione delle patologie anorettali comprende aspetti dietetico-comportamentali e screening oncologico, oltre al counseling sessuale.
“Dottore cosa non posso mangiare?”
“Quali cibi sono proibiti?”
Sono certamente i quesiti più frequenti che vengono posti allo specialista da parte dei paziente con patologia emorroidaria. Ma in realtà la domanda corretta dovrebbe essere:
“Che cosa devo mangiare?”
La risposta è semplice: DIETA RICCA DI SCORIE, cioè alimenti ad alto tenore di fibre siano essi verdure a foglia cotte o crude (lattuga, rucola, indivia, scarola, radicchio, bietole, spinaci etc), pasta e pane prodotti con farine integrali. Noi siamo quello che mangiamo! Abitudini di vita sane che evitino vita sedentaria e favoriscano l’attività fisica, contribuiranno al controllo del peso corporeo e favoriranno un atto defecatorio sano e fisiologico.
Se, al contrario, ci si dedichi ai divieti l’elenco può diventare, in assenza di reali evidenze scientifiche, pressochè infinito.
Alcool: principali indiziati sono i solfiti (più esattamente bisolfito di potassio e sodio) ed anidride solforosa normalmente presenti nei vini in quanto facenti parte del comune processo di vinificazione. Tali prodotti determinerebbero un azione “tossica” diretta sul microcircolo e sul trofismo mucoso del canale anale e, presenti in maggior quantità nei vini bianchi e nei passiti, sono comunque sono necessari per la conservazione delle qualità organolettiche del vino stesso. La vinicultura moderna e “responsabile” ed la maggiore informazione del consumatore tende sempre più a premiare anche commercialmente le vinificazioni biologiche senza aggiunta di solfiti. Tale aggiunta, vietata in USA dall’FDA per tutti i cibi, in Europa è sanzionata per la frutta ma, per esempio, consentita nei processi di conservazione dei crostacei. Inoltre le bevande alcooliche anche per effetto di disidratazione da inadeguato apporto di acqua (principalmente la birra), per il contenuto in zucchero con effetto fermentativo possono aggravare o determinare costipazione e favorire la comparsa di difficoltà defecatorie e sindrome emorroidaria.
I grassi ed i fritti vengono sconsigliati perché determinano il rallentamento della peristalsi intestinale e consentono la maggiore disidratazione delle feci che risultano maggiormente traumatiche, il cioccolato perché contiene alto tenore di grasso e caffeina che parrebbe in grado di aumentare la pressione distrettuale a livello del plesso emorroidario arterovenoso, le noci, le nocciole e le arachidi perché aggravano la stitichezza, contengono arginina che avrebbe effetto vasomotorio dannoso. Diete eccessivamente ricche di farina accentuerebbero i processi fermentativi così come l’inadeguato consumo di bevande zuccherine.
Le spezie, certamente non influenti nel determinare la malattia, sono ritenute colpevoli nel determinare il peggioramento della sintomatologia dolorosa anale; esse, in quanto non digerite e metabolizzate durante il transito intestinale, eserciterebbero una azione irritante diretta sulle mucose dell’ano.
I cosiddetti comportamenti defecatori sono determinanti nel favorire la comparsa della sintomatologia. Oltre alla stitichezza indotta da una dieta scorretta, andranno evitati il cosiddetto “rinvio” della defecazione ( l’abitudine cioè di posticipare l’atto se lo stimolo insorge durante attività lavorative o socialmente ritenute rilevanti e prevalenti), gli sforzi pulsivi programmati per defecare nel momento ritenuto più utile in assenza dello stimolo stesso (la ricerca della defecazione a tutti i costi nel momento più comodo della giornata), la prolungata lettura in posizione seduta sulla tazza.
L’igiene della regione anale spesso diviene fattore determinante nella genesi di patologie dermatologiche dovute sia alla carenza di detersione con predisposizione a micosi, sia nel caso di lavaggi troppo frequenti o con impiego di detergenti tensioattivi irritanti (dermatite da deprivazione). Anche l’utilizzo eccessivo di carta igienica, spesso troppo ruvida e traumatizzante va sconsigliato. La facilità di contatti sessuali, soprattutto nelle generazioni più giovani, ha determinato una vera e propria impennata nella incidenza delle patologie a trasmissione sessuale. L’attenzione mediatica nei confronti dell’infezione da HIV è venuta meno e, consensualmente, è diminuito l’utilizzo del preservativo. Le patologie anali sono aumentate esponenzialmente, in assenza di classi a rischio (omosessuali) anche in virtù dei cambiamenti nelle abitudini sessuali (aumento dell’incidenza dei rapporti anali tra eterosessuali). La condilomatosi presenta un incremento di incidenza del 1000% con una prevalenza del 10% nei soggetti tra i 20 ed i 30 anni. Anche se il condom non assicura una protezione assoluta ne va sempre suggerito l’impiego nei rapporti occasionali; nei confronti di una infezione dimostrata la valutazione clinica e la terapia va estesa al/ai partner sessuali. Le follie mediatiche del recente passato (il tumore alla gola di M.Douglas determinato dalla abitudine al sesso orale maschio-femmina) sono lo specchio fedele di una grave disinformazione.
Il carcinoma colorettale rappresenta uno dei bersagli ottimali dei programmi di prevenzione primaria, cioè di quelle procedure in grado di individuare lesioni precancerose o lesioni neoplastiche in fase iniziale. Infatti la genesi del tumore si muove attraverso la comparsa di lesioni polipoidi inizialmente benigne e che, crescendo nel tempo (mesi e perfino anni) si trasformano in lesioni maligne attarverso le cosiddette modificazioni displastiche.
Numerosi enti di ricerca scientifica e le Aziende Sanitarie Locali ciclicamente promuovono programmi di screening su larga scale, sia attraverso la esecuzione del semplice test di ricerca del sangue occulto fecale, sia offrendo la possibilità di eseguire gratuitamente una indagine colonscopica.
Nel caso di soggetti che presentino familiarità od appartengano a famiglie con poliposi familiare, sarà premura dei curanti consigliare ai parenti dei pazienti gli esami più indicati per evidenziare alterazioni genetiche o per individuare la presenza di lesioni polipoidi suscettibili di trattamento di exeresi a scopo profilattico.